Il corner di Santopaolo: L’Italia coppetta e la magia della F.A. cup
Nella settimana degli ottavi di Coppa, l’Italia del calcio si è interrogata sulla formula di una competizione che non ammalia le folle. Partite secche giocate in casa delle big, spesso “aiutate” da decisioni arbitrali: l’esito è quasi sempre scontato, e dalle nostre parti ne sappiamo qualcosa, avendo raccontato di cosa accadde nel 1998 al “nostro” Castel di Sangro quando, proprio agli ottavi, sfidò la corazzata Inter.
Il calcio, si sa, è un gioco fantastico, almeno altrove, anche se si parla di Coppa e non di campionato. In Inghilterra, capitale del pallone che piace di più (club ricchi, stadi moderni e sempre pieni, tornei avvincenti), la formula della competizione è diversa: alla F.A. Cup (Football Association Challenge Cup) partecipano sia compagini professionistiche che dilettantistiche, che possono anche incrociarsi tra di loro.
Questo week-end i campionati inglesi si sono fermati proprio per dare spazio a questa competizione, particolarmente sentita dagli sportivi d’Oltremanica. Venerdì è toccato al Manchester United scendere in campo e non andare oltre lo 0-0 sul campo del Cambridge Town: i Red Devils, in formazione tipo, si sono fatti imporre il pari che li costringerà a dover giocare il ritorno in casa contro una squadra di quarta serie.
In tanti hanno urlato allo “scandalo”, non il manager Louis Van Gaal che pur non apprezzando la prestazione dei suoi ha sentenziato: “Siamo ancora in corsa per i quarti”. Il santone olandese è stato profetico, perché il giorno dopo è successo di tutto: il Chelsea di Mourinho ha perso in casa (2-4) contro il Bradford (terza serie), stesso destino per il Manchester City (0-2) contro il Middlesbrough (serie B)
E poi: il Southampton terzo in classifica si è fatto eliminare, sempre davanti al pubblico amico, dal Crystal Palace (2-3) mentre il Tottenham, altra squadra in corsa per l’Europa, ha ceduto al Leicester (1-2) sempre sul proprio campo. Risultati che rendono appassionante quella che è la competizione ad eliminazione diretta più antica del mondo (134° edizione): tutti possono sognare un trofeo ed un posto in Europa.
Perché non copiare da chi ha inventato il calcio? Forse perché se non vincono i “soliti noti” non va bene?
Marco Santopaolo
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