Il corner di Santopaolo – Riaprono le scuole di calcio: come comportarsi?
Settembre è il mese in cui riaprono le scuole ma è anche il periodo dell’anno in cui riprendono le attività calcistiche. Non iniziano soltanto i campionato dei “grandi”, ma anche le attività dei “piccoli”. I genitori accompagnano i propri figli presso le sedi di società sportive che organizzano le attività sportive che tengono impegnati bambini e ragazzi per due-tre volte alla settimana più la partita.
Non sempre, tuttavia, le cose vanno secondo i buoni propositi estivi.
Spesso, infatti, nelle scuole calcio non ci sono istruttori abbastanza preparati. Mancano gli educatori, ancor prima che persone in grado di insegnare il gioco del calcio. Tante volte, infatti, capita di assistere a “preparazioni” in cui ciò che più conta è il risultato: l’allenatore inculca al bambino la cultura della “vittoria ad ogni costo”, dimenticando che ha tra le mani un giovane che vuole prima di tutto divertirsi, e poi, magari, sviluppare le sue abilità motorie
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A complicare la situazione ci si mettono spesso i genitori, tutti convinti di avere in casa futuri campioni sui quali riversano i propri sogni infranti.
Quanti papà, quante mamme sognano l’ascesa del loro pargolo con il solo obiettivo di riscattare economicamente la propria famiglia, o magari una condizione sociale difficile?
Le conseguenze sono quegli spettacoli osceni ai quali spesso assistiamo durante gare di settore giovanile: offese, parolacce e urla.
Un invito accorato va fatto soprattutto alle società, le uniche che possono iniziare la rivoluzione calcistica che dovrebbe essere alla base di qualsiasi programma.
I club scelgano bene gli allenatori/educatori/istruttori per i loro settori giovanili, perché questi uomini hanno responsabilità immense. E tengano lontano dal gruppo i genitori esagitati, che non capiscono come la loro ambizione sia dannosa per i loro figli ma anche per i figli degli altri.
Marco Santopaolo
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