Santopaolo: l’amor di patria sugli interessi delle società
Il calcio è davvero lo sport più democratico al mondo. Ce lo ricorda la settimana dedicata alle Nazionali per le gare di qualificazioni al campionato Europeo 2016. San Marino conquista, dopo 59 sconfitte, uno “storico” punto contro l’Estonia (mancava dal 2001) mentre le Isole Far Oer si tolgono lo sfizio di battere in trasferta la Grecia dell’italiano Claudio Ranieri, che paga per tutti con un esonero inevitabile.
Le scene dei festeggiamenti di queste “matricole terribili” inducono ad una riflessione sul nostro calcio: ragazzi fieri di indossare la maglia della propria nazionale, che magari nella vita non fanno i professionisti ma il carpentiere o il falegname per portare a casa il pane. E la festa nello spogliatoio è un sentimento sincero di chi sa di aver reso fiera la propria nazione, rassegnata a perdere per manifesta inferiorità tecnica.
Nel calcio, tuttavia, contano anche le motivazioni. Quelle stesse che, spesso, anche la nostra Nazionale non è riuscita a mettere in campo in certi periodi, soprattutto a fine agosto, ovvero al rientro dalle vacanze. Spesso ci siamo vergognati, spesso anche noi siamo stati orgogliosi dei nostri Azzurri, ma c’è un comun denominatore che caratterizza i calciatori convocati dalla madrepatria federale: l’atteggiamento dei club.
Sono ormai pochi i presidenti che sorridono alla convocazione di un proprio tesserato, notizia che da sola accresce il valore patrimoniale del cartellino del calciatore. Le società hanno invece paura di affaticamenti ed infortuni, pertanto spesso “concordano” con i commissari tecnici l’impiego degli atleti. Un concetto inaccettabile per chi “sente” propria la Nazionale, ma che nel calcio moderno è diventato predominante.
Se vogliamo riavvicinare il grande pubblico al calcio che conta, anche questa mentalità deve cambiare. Il commissario tecnico non deve “guardare in faccia a nessuno”, ma pensare a fare le sue scelte per il bene supremo della Nazionale. Sappiamo di chiedere troppo per l’attuale sistema-calcio, ma se l’attuale vertice federale vuole riformare, allora non può ignorare questo punto che vale moltissima credibilità per il Paese.
Marco Santopaolo
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