Amalgama dentale: correlazioni potenziali tra intossicazioni e neuropatie
I metalli pesanti contenuti nelle vecchie otturazioni in amalgama, possono con il tempo e la loro liberazione costante, creare patologie neurodegenerative più o meno gravi. La storia di un materiale che, da pilastro della “vecchia” nuova odontoiatria, è ormai bandito dal mercato.
Con decreto legislativo europeo, l’uso di amalgama negli studi dentistici è vietato ufficialmente dal 2011 ma vivamente sconsigliato ormai da oltre vent’anni. Con questa premessa, appare quasi grottesco, il percepire ancora, tra colleghi, una mai morta simpatia verso la vecchia “piombatura”.
L’amalgama, primo e più diffuso materiale da otturazione, ha segnato un passo fondamentale nella storia dell’odontoiaria. Grazie al suo impiego, infatti, è stato possibile curare per la prima volta un dente cariato, potendo così evitarne l’estrazione. Purtroppo, come spesso succede, erano ancora sconosciuti gli effetti collaterali dovuti alla liberazione (lenta ma cronica) delle molecole dei metalli che la compongono. Una vecchia otturazione metallica è composta per il 50% da mercurio, per il 12% da rame, per il 15% da stagno e per il restante 20% da argento.
Ultimamente si è molto discusso sulla nocività della prima sostanza menzionata, presente in grande quantità. La tossicità dell’ amalgama contenente mercurio, hanno scatenato una serie di timori legati proprio all’avvelenamento che la sostanza può produrre. Questi denti così riparati, sono affetti da un rilascio continuo di basse dosi di mercurio anche dopo 30 anni dalla loro preparazione, ed essendo ormai innegabile e, soprattutto, supportata da migliaia di studi scietnifici, la stretta correlazione tra patologie a carico del sistema nervoso ed intossicazioni da metalli pesanti, appare scontato che questo materiale, purtroppo mai in disuso, possa essere considerato come l’amianto della medicina.
S.l.a.,e sclerosi multipla, ad esempio, sono patologie “probabilmente” (ed in alcuni casi) spesso secondarie a posizionamento nei denti o rimozione non sicura dell’amalgama, piochè il mercurio potrebbe essere metabolizzato dal paziente al livello della mucosa nasale o dell’apparato bronco-polmonare. Non solo: la sostanza può diffondersi nell’organismo attraverso la dentina (l’elemento interno al dente) e la polpa dentaria. Anche la corrosione per via dell’usura delle otturazioni, può rivelarsi la causa di un’ingestione del mercurio. In ultimo è da menzionare l’azione di un batterio presente all’interno del cavo orale, lo Streptococcus Mutans, capace di convertire il mercurio in metil – mercurio, sostanza ancora più nociva in gradi di rompere le membrane cellulari ed alterare il citoscheletro. Inoltre la liberazione dei vapori nocivi del mercurio risulta pericolosa anche per il dentista che sta operando.
La rimozione sicura, e purtroppo ad oggi quasi mai rispettata, è formata da: diga di gomma, aspiratori chirurgici, ventilatori di riciclo dell’aria ed ossigeno da somministrare al paziente per impedire l’inalazione delle polveri sollevate. C’è da precisare, infine, che mai e poi mai una vecchia otturazione metallica potrà essere considerata più sicura per il dente, delle moderne, estetiche, otturazioni in composito.
Mentre le seconde, infatti, asscurano un’adesione chimica e fisica, praticamente ermetica, del tessuto dentale con il materiale, le prime mantenevano uno spazio minimo di 0,8 mm. Sarebbe utile, in ogni caso in cui il paziente presenti, o abbia presentato in passato, amalgami nel proprio cavo orale, una adeguata terapia di chelazione del mercurio con Cloruro di Magesio o Edta, al fine di stabilizzare anche eventuali neuropatie potenzialmente associabili.
Dott. Vincenzo D’Amico (Giornalista)
Clinica del Sorriso – Via Roma n. 45 Rionero Sannitico (Is)
Tel. 0865.84.82.99
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