Il mantello di Capracotta donato ad Ermal Meta dal famoso sarto Sebastiano Di Rienzo
Si potrebbe dire che se esiste un mal d’Africa potrebbe esistere anche un mal di Capracotta! Ebbene è così anche per suggestioni personali! A Capracotta si torna sempre e non solo i capracottesi di origine che nel loro intimo ne rimangono sempre legati in maniera pressochè indissolubile! Ci sono poi delle occasioni clou che ne sono la tangibile testimonianza come la Festa triennale dedicata alla Madonna di Loreto: Capracotta e la Madonna di Loreto un binomio fatto di attese, spiritualità autentica, venerazione che radicate e sentite dai residenti nel paese alto-molisano vi fanno giungere i capracottesi da ogni dove oltre a numerosi devoti o visitatori.
Ma Capracotta è anche cittadina dall’antica tradizione pastorale e di un’altra radicata caratteristica, quella di essere denominata il paese dei sarti, oltre mille infatti i sarti di origine capracottese nel mondo. Sebastiano Di Rienzo è fra più noti e apprezzati sarti per la sua specifica esperienza che lo ha portato per vari anni al fianco del mito Valentino e quindi a percorrere un personale tragitto creativo. Particolarmente intensi i recenti festeggiamenti del sette, otto e nove settembre che hanno avuto la chiusura con un evento riuscito e di livello alto: il concerto di Ermal Meta, e della sua Band di professionisti eccellenti, che ha istaurato una immediata empatia con il numeroso e partecipato pubblico presente nella Piazza dei Sartori, quelle sintonie che per alfabeti sublimali si concretizzano in maniera spontanea, semplice e creano vibrazioni positive, di energia vicendevole.
Ermal arriva sul palco con la sua longilinea figura avvolta in un lungo mantello nero, è il suo omaggio personale a Capracotta perché quel mantello è il simbolo stesso dell’anima antica di questo paese che sa sfidare da sempre le lunghe e gelide giornate invernali. Il mantello detto tabarro o cappotto di Capracotta gli era stato donato poco prima da Sebastiano Di Rienzo nella sede dell’Edificio scolastico dove Ermal, i musicisti, la manager Stefania Bonomini ( con interessante look in nero e sorriso gentile) si preparavano al Concerto. Accompagnato da una spontanea delegazione di amici, dal sindaco Candido Paglione, da Laura Sozio, da Sara Presutti, da Giorgio Paglione– che ha lavorato con proficuo successo nel Comitato Festa Madonna di Loreto– il Di Rienzo con una breve cerimonia di consegna ha fatto indossare ad Ermal il tabarro, in una forma di investitura che lo fa diventare in qualche modo cittadino onorario di Capracotta: il mantello è l’emblema stesso della storia e del cuore antico e autentico della cittadina che abbiamo imparato a conoscere ed ad amare anche per la copiosa neve che l’ammanta per parecchi mesi all’anno.
Ermal nel suo ingresso sul palco ha subito catturato attenzione e intese con questo spontaneo gesto di apprezzamento per il dono ricevuto in una serata nella quale ha rivelato man mano le sue eccezionali doti di voce, interpretazione, comunicazione veicolati per il tramite di testi, musica, composizione e accordi che contraddistinguono il suo personale stile narrativo/ musicale- come esigenza di com-partecipazione- sottolineato anche dal colloquiare diretto con il pubblico. Apertura del concerto affidata alle canzoni di Lele Battista cantautore e musicista con origini capracottesi che incontrato prima dello spettacolo ci svela la sua appartenenza al luogo anche mostrandoci la foto della lapide con su scritto il nome di suo nonno Raffaele Battista, il suo stesso nome. Il musicista scopre in maniera inconsapevole un tratto che è un po’ tipico dei molisani che vanno alla radice delle cose anche parlando spesso di morte e di malanni in maniera da esorcizzare gli stessi! Allora nel guardaroba di Ermal Meta– che ha un suo glamour personale e riconoscibile- ci sarà anche il mantello di Capracotta a ricordare trasporti emotivi che hanno fatto dimenticare il freddo pungente della serata settembrina per la continua partecipazione degli spettatori trascinati e coinvolti a muovere il corpo per assecondare ritmi univoci e gesti liberatori.
Maria Stella Rossi
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