Inchiesta sull’apicoltura di ‘Repubblica’ a firma della giornalista Adelina Zarlenga
La giornalista altomolisana aveva già vinto il premio internazionale del Centro Europeo di giornalismo
Sono decenni che gli scienziati avvertono che senza le api l’umanità avrebbe poco tempo di vita oppure che sarebbe costretta a cibarsi soltanto di cereali, dal momento che la maggior parte delle produzioni agricole proviene dall’impollinazione delle api e purtroppo questi indispensabili insetti, nel mondo, stanno diminuendo in modo troppo vertiginoso. Bisogna, quindi, correre ai ripari se non vogliamo un impoverimento della varietà biologica del nostro cibo quotidiano. Questa realtà è stata abbondantemente accertata dalla ricerca effettuata da un team tutto al femminile composto dalla giornalista molisana Adelina Zarlenga e da altre tre colleghe (la giornalista Monica Pelliccia, la fotografa Daniela Frechero e l’illustratrice Andrea Lucio) vincitrici del premio internazionale del Centro Europeo di Giornalismo “Innovation in development reporting”, con il progetto “Hunger for Bees”: http://journalismgrants.org/projects/hunger-for-bees
I risultati multimediali di questo studio sul campo, condotto in Italia e in India, sono stati appena pubblicati da varia stampa estera (EFEverde in Spagna e The Hindu in India) e, in Italia, da www.repubblica.it che l’ha messa a disposizione dei lettori a questo indirizzo web http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2016/11/14/news/gli_angeli_custodi_delle_api-149681868/ Il reportage è intitolato “I pastori di api che salvano i raccolti”.
La sorprendente quanto preziosa narrazione di questo viaggio per capire come e perché muoiono le api è coadiuvata da quattro video. Il primo (3,52 minuti) ha come protagonista Malles (in provincia di Bolzano), il paese delle Dolomiti che ha sfrattato i pesticidi in agricoltura, e a Sikkim in India. Altri 2,50 minuti sono dedicati a Neema, una contadina indiana che dimostra come la presenza delle api possa migliorare la salute delle persone. Tra l’altro “Le api mi hanno salvato dalla fame”, afferma Neema. Nel terzo video (2,01 minuti) parla Parthiban, l’apicoltore dilettante che fa amare le api ai contadini indiani, aumentando con l’aiuto degli impollinatori le produzioni agricole. 3,10 minuti sono riservati agli apicoltori nomadi che portano a spasso per l’Italia le api per farle sfuggire ai veleni chimici che sui campi vengono spesso usati con troppa disinvoltura e anche esagerazione pur di ottenere un prodotto meglio vendibile sui mercati anche internazionali però contribuendo così a distruggere la biodiversità con la morìa degli insostituibili insetti.
L’inchiesta può interessare tutte le regioni italiane e, in particolare, molto da vicino pure il nostro Alto Molise, dal momento che cresce il numero degli apicoltori (anche giovani) su questo nostro variegato territorio che dai 300 metri di altitudine sale fino alle vette innevate di Capracotta. La speranza è, quindi, quella che le api vengano ovunque nel mondo difese e valorizzate al massimo possibile per tutti i benefici indispensabili alla vita umana e alla biodiversità. E poiché i beneficiari siano tutti noi, è necessario che ognuno faccia la propria parte di sensibilizzazione sociale e culturale (specialmente nelle scuole) per tornare al riequilibrio e all’armonia della natura.
Leggi l’articolo: http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2016/11/14/news/gli_angeli_custodi_delle_api-149681868/
Domenico Lanciano
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