Scompare il critico d’arte Antonio Picariello, il ricordo di Gioconda Marinelli
Arte come rivelazione del sublime, del bello della vita. Era un mestiere quello di Antonio Picariello che non s’impara, ma è radicato nella profondità del proprio sentire. Essere dentro le emozioni e le suggestioni che incantano, non è da tutti, anzi è per pochi eletti che sanno allontanarsi dal grigiore diffuso ovunque. Ogni momento per lui era speciale e riusciva a illuminarlo di giochi di luce attraverso gli amici artisti con cui si confrontava e si sentiva affine.
Col pensiero rivolto alle radici, ai valori, Antonio, era uno studioso e un critico d’eccellenza, un ricercatore dell’assoluto, del sapere, un poeta che sognava attraverso i colori, un maestro necessario per i nostri tempi offuscati. Cercava la verità nell’arte, raccoglieva la preziosità e la creatività non comune da custode e divulgatore in spazi senza confini e condizionamenti, in un movimento altalenante gioioso e sofferto, tra realtà, visionarietà e smarrimento.
L’ho conosciuto come affabulatore e cantastorie, quasi “un pifferaio magico” che attirava l’attenzione di tutti, a Isernia, durante la presentazione del volume di racconti della cara Maria Stella Rossi, squisita cultrice di arti e sapienza molisana. Le occasioni si sono moltiplicate quando più volte abbiamo ascoltato le vibrazioni e la storia dei sacri bronzi, che uniscono popoli e culture, fusi nella Fonderia di famiglia in Agnone, ricordando la figura di mio padre Pasquale Marinelli, “il patriarca delle campane“, e nelle visite al Museo insieme ai cugini Armando e Pasqualino e a mia sorella Gabriella.
E che dire poi degli incontri al magnifico castello di Prata Sannita dove aleggiano presenze che riportano storia e leggende del passato, accolti dalla incantevole castellana Lucia Daga? Eravamo lì impegnati come giurati, ognuno nel proprio campo, al Premio “L’Iguana” che continua ogni anno, presieduto e voluto dalla filosofa Esther Basile, Maria Stella e Lucia. Quando ci si ritrova tra veri amici, si assapora quel soffio di primavera nell’aria, si gravita attorno a un mondo più autentico, leale, più sopportabile e nel linguaggio comune, esplodono di continuo riflessioni, idee e progetti. Il fascino della parola si infila nelle menti, allarga gli orizzonti, fa piacere, ritempra, diventa colloquio creativo.
Si emozionava Antonio ad ogni raggio di sole, ad ogni colore e forma d’arte in qualsiasi parte del mondo si trovasse. Per lui era tutto un sogno che poteva e sapeva rinnovarsi, era felicità da condividere.
Gioconda Marinelli
Leave a Reply
Devi essere connesso per pubblicare un commento.