Violenza sulle donne: la scuola introduca corsi di autodifesa
L’amore esige ascolto e rispetto
Il caso di Rimini Miramare dello scorso 26 Agosto, sembra aver dato inizio a una catena mostruosa di violenze e abusi sulle donne, che sta scatenando sgomento, paura, incredulità, impotenza e tanta rabbia. Trenta giorni d’inferno e di notizie allarmanti che provengono da ogni città italiana: Rimini, Firenze, Milano dove è stata aggredita una signora di ottantuno anni e ancora in Salento, vittima una diciannovenne, Trecastagni dove una dottoressa è stata violentata durante il turno notturno della guardia. Solo nella capitale ci sono stati tre casi a distanza ravvicinata: a Termini, al Campidoglio e l’ultima a Villa Borghese dove un tassista trova una cinquantasettenne tedesca legata a un albero nel cuore della notte, al freddo e sotto choc. Anche lei vittima di violenza. I dati sono chiari. Sei su dieci sono nati in Italia e sono padri di famiglia, 1534 italiani sui 904 stranieri.
Tentare di spiegare il perché di tanta “disumana perversione” è impossibile. Tentare di giustificarli è inappropriato e fuori luogo. Nulla, neanche un disagio psicologico, problematiche nella famiglia di origine o fare uso di sostanze stupefacenti, può essere una motivazione sufficiente per delineare il profilo dello stupratore. Chi tocca le donne è un criminale. Chi crede che tutto gli sia dovuto solo perché è un uomo, è un criminale. Chi non ragiona con il cuore e la mente e non ha un briciolo di sensibilità, è un criminale. Nessuna teoria può coprire il marciume che è insito in certi individui. Non può farlo uno psicologo e non può farlo un criminologo quando parlano dell’aggressività e la rabbia che queste bestie provano nei confronti delle donne.
È raccapricciante assistere a tutto questo. È raccapricciante pensare a una giustificazione sul tipo di abbigliamento della vittima. Apprezzo invece chi è categorico. Apprezzo il tentativo di Susanna Ceccardi, sindaco di Cascina che con una delibera ha stanziato dei fondi per l’acquisto di bombolette spray al peperoncino a tutte le cittadine del suo comune, propagando cartelli contro la violenza sulle donne in arabo e italiano e programmando lezioni gratuite di autodifesa. Non parliamo più di episodi sporadici ma di “allarme sociale” e vera “emergenza nazionale” di cui tutti devono preoccuparsi attivamente. Sarebbe una buona idea istituire anche nella scuola corsi di autodifesa come vero e proprio sport, parlare di devianza e varianza, parlare di istinto e di aggressività, di autocontrollo e del sapersi gestire ma soprattutto del sapersi comportare con le donne e con l’amore, magari parlare meno della storia e più del rispetto e dell’educazione. Sarebbe bello invogliare alla lettura per capire di più l’universo femminile e i mille colori che come un dipinto ci caratterizzano.
Agostino Degas ha scritto un libro bellissimo sulle donne, “Gli infiniti adesso dell’anima – Ritratti di donna”. In un passaggio molto intenso diceva: “La donna che amiamo non è mai una nostra conquista. L’amore non è egoismo, non possiede, ma dona in modo incondizionato. L’amore è un incontro di anime, una combinazione chimica di profumi, sguardi, tenerezze. Se amiamo una donna non cerchiamo di cambiarla, non cerchiamo di “possederla”. L’amore esige ascolto e rispetto”.
Ogni donna è musa ispiratrice. Ogni donna come spiega Degas, è nel contempo serena e tormentata, fragile e coraggiosa, leggera e profonda, passionale e distaccata. Solo chi le ama riesce a vedere e ad amare le tante donne che convivono in ogni singola donna. Sono artiste e scienziate, manager e madri, talvolta anche padri che chiedono solo di essere rispettate, sempre.
Cominciamo da qui. Basta parole. Ci vogliono i fatti.
Elena Lombardi
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