Aggregazioni di Regioni: un problema attualissimo
Si sveglieranno i nostri politici locali per assumere una qualche iniziativa?
Non c’era bisogno di grandi capacità divinatorie per comprendere, già molti anni fa, che l’ordinamento dello Stato sarebbe stato travolto e ridisegnato. Bastavano poche conoscenze economiche e storiche per analizzare fenomeni sociali e geo-politici in divenire e, conseguentemente, disegnare scenari che 20-25 anni fa erano futuri e che oggi sono diventati attualissimi. E 20-25 anni fa emersero in modo prepotente 3 fenomeni particolari che stavano incubando da tempo:
1. – La solidarietà nazionale e internazionale, tanto sentita dopo la seconda guerra mondiale, era già un sentimento sempre meno avvertito dalle popolazioni; vedi Lega e altri movimenti settari.
2. – L’Europa, dapprima ristretta a 5 membri, allargava i suoi confini e, nel tempo, avrebbe inglobato fino a 27 membri.
3. – Il debito Pubblico Italiano aveva già sfondato il 100% e nulla dava ad intendere che si sarebbe stabilizzato, tanto da esser giunto, oggi, al 130%
A mettere insieme questi pochi elementi, non era facile prevedere la crisi attuale della Finanza Pubblica che costringe a scelte importanti, non ultima quella della revisione dell’ordinamento dello Stato, con l’eliminazione delle Province, l’accorpamento dei Comuni in Unione di Comuni e…l’aggregazione di Regioni.
E, oggi, sotto lo sguardo attonito di molti Amministratori e Politici, ancora increduli e attaccati a un modello in via di superamento, le Province vanno, lentamente ma inesorabilmente, verso la cancellazione, molti Comuni hanno capito l’importanza di Unirsi tra loro, e, dulcis in fundo, è iniziato il percorso parlamentare, politico e sociale per il superamento dell’attuale assetto regionale.
Il bubbone è scoppiato e non bastano politici antiquati e interessati a fermare la marea che monta.
Le proposte di aggregazione spaziano in lungo e in largo: chi ne vuole solo 3, chi 6, chi 10 e chi 12. L’ultima proposta è di due deputati del PD, Morassut e Ranucci. Essa è sintetizzata nella foto; prevede uno stivale diviso in dodici “aree omogenee per storia, area territoriale, tradizioni linguistiche e struttura economica.
In questa proposta il Molise viene diviso in due: l’attuale provincia di Campobasso viene aggregata con Puglia e Matera; quella di Isernia viene aggregata con Abruzzo, Ancona, Macerata, Ascoli, Rieti.
Va rilevato che in qualsiasi proposta oggi sul tappeto, salvo quella con solo 3 macroregioni, il Molise non viene mai visto come area territoriale autonoma e, come tale, viene sempre spacchettata, in due e anche tre pezzi, a dimostrazione che la regione non esiste in termini territoriali, né in termini di struttura storico-linguistica-economica.
Si sveglieranno i nostri politici locali per assumere una qualche iniziativa, seria, tendente a incidere sul processo di formazione della decisione finale oppure continueranno ad attendere gli eventi, restando attaccati alle attuali “catene” sindacali e politiche che portano, inevitabilmente, solo al “cerchio” di Iorio o Frattura, con tutto quel che ne consegue?
Riusciranno, in particolare, gli amministratori dell’Alto Molise, dell’Alto Sangro e dell’Alto Vastese, a cogliere l’importanza che, in questo quadro in evoluzione, assume un’ aggregazione dei loro territorio, l’ Altosannio, cosa che sanerebbe decenni di isolamento economico e sociale?
Enzo C. Delli Quadri
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