Amorosi, si spegne l’uomo ma non il suo pensiero
La Sclerosi Amiotrofica Laterale lo ha afflitto da sette anni e non ha mai intaccato la sua attività celebrale fino agli ultimi giorni: è stato sempre lucido. Da circa una settimana si era addormentato in uno stato di semi incoscienza, per spegnersi nel primo pomeriggio di oggi ( 10 settembre).
La semi paralisi non gli ha impedito di scrivere, con mouse e tastiera, due libri verità sulla terribile malattia che lo ha martoriato fino all’ultimo secondo dell’esistenza, senza lasciargli scampo. Insieme ai familiari ha dovuto lottare ogni giorno, anche, contro la vergognosa macchina burocratica della sanità italiana. Perché, cari lettori, chi è affetto da questa patologia non gode di nessuna corsia preferenziale e non ha un aiuto concreto dalle istituzioni, anzi, rappresenta un peso, perché in Italia ed in particolare in alcune regioni, non ci si rende conto di cosa possa significare l’acronimo, Sla.
Chi vuole alleviare le sofferenze e tentare di curarsi deve avere tanti soldi. E Vittorio per questo piangeva spesso. Lui ha avuto la fortuna di avere al suo fianco una famiglia meravigliosa che non lo ha mai abbandonato e che ha ridisegnato una nuova vita adattandola alla sua, nella nuova dimensione.
“ Ma chi non ha nessuno? E chi non ha una famiglia?” Continuava a ripetere alla moglie e agli amici che lo andavano a trovare, prima di perdere la parola. E lo ha scritto anche nei suoi libri. Testimonianze uniche di un uomo che ha lasciato un segno indelebile.
Vittorio nelle sue condizioni, si preoccupava degli altri malati di Sla, quasi, non curante del respiratore che da anni gli consentiva la sopravvivenza. Isabella, una moglie eroica che si è specializzata a gestire tutte le fasi della malattia, spesso, da sola nella veste d’infermiera. Ha vissuto episodi da incubo sulla pelle. Momenti di vita drammatici che ci fanno vergognare di essere italiani. Ma a rincuorare l’audace donna ci sono stati Giuliana e Adriano, figli straordinari, sempre vicini al loro papà.
Chi era Vittorio Amorosi?
E’ difficile rispondere in modo sintetico. Si può affermare che Amorosi è stato uno dei protagonisti più importanti della politica del comprensorio sangrino, per circa un quarto di secolo: dalla fine degli anni ottanta all’inizio del nuovo millennio.
La voglia di mettersi in gioco iniziò da giovane, negli anni settanta, quando mosse i primi passi nella proloco di Alfedena fino a diventarne il presidente. Il conseguimento della laurea in architettura lo allontanò dall’altosangro per vivere a Pescara. L’impegno in politica cominciò con l’elezione a consigliere comunale sotto l’amministrazione guidata dal compianto, Ippolito Leone. A seguito della sua dipartita fu nominato, vice sindaco di Alfedena. Successivamente è stato eletto per diversi mandati, alla carica di sindaco, fino a diventare il presidente della comunità montana alto sangro, altopiano delle cinque miglia.
Tanti amici ma anche tanti nemici e certamente molto onore. Di lui si è detto di tutto e di più, ma chi lo ha affrontato politicamente, da posizioni opposte, anche duramente, ma con lealtà e senza acredini personali, gli riconosce la dialettica politica ed alcune scelte decisive per lo sviluppo del comprensorio sangrino.
L’ex parlamentare molisano, Fernando Di Laura Frattura, oriundo alfedenese, già presidente della Regione Molise, papà dell’attuale governatore, Paolo, lo aveva sottovalutato: la sfida diretta con Amorosi per la poltrona a primo cittadino di Alfedena lo vide sconfitto. Ma Vittorio è stato soprattutto un uomo, un amico, una persona che non ha mai negato un sorriso, una pacca sulla spalla, o una parola di conforto a nessuno.
Uno stile che non esiste più e che lo ha reso unico.
Ciao Vittorio, che la terra ti sia lieve.
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