Province addio, arrivano Cantoni o Cantonate
E’ molto difficile che gli italiani dicano no al prossimo referendum sulla riforma costituzionale che prevede, tra l’altro, la riduzione consistente del numero dei parlamentari, l’eliminazione della doppia lettura di una legge per la sua approvazione, la riduzione dei poteri delle regioni, la riduzione degli stipendi dei loro Governatori e dei loro consiglieri regionali, l’eliminazione delle province e l’eliminazione del CNEL.
All’interno delle istituzioni regionali lo sanno e, per questo, stanno approntando iniziative per far fronte all’esigenza di una organizzazione accettabile delle funzione delle province trasferite a loro.
Pensano a creare delle Aree Vaste cui delegare parte delle loro funzioni, diverse, in più o in meno a quelle, prima attribuite alle province. Le stesse Aree Vaste non coincideranno con le vecchie province né all’aggregazione di due o più province oggi esistenti; saranno Aree ridisegnate tenuto conto non, quindi, dei superati confini provinciali, ma di altri parametri ben definiti, come quelli di cui allo Studio a lungo preparato e pubblicato nel 2013 dalla Società Geografica Italiana.
In particolare, la proposta della Società Geografica per il riordino territoriale dello Stato, il cui documento finale è scaricabile da Società Geografica Italiana, per un riordino territoriale dell’Italia – giugno 2013 [ http://www.meteoweb.eu/wp-content/uploads/2013/12/riordino_territoriale.pdf ] nasce dagli studi che nel corso degli ultimi vent’anni la Società Geografica stessa ha sviluppato a partire dal “progetto 80”. Tale documento può essere considerato il padre di tutte le riflessioni successive, essendo stato redatto da centinaia di storici, economisti, geografi, geologi, ambientalisti, sociologi, tra i più sensibili e innovativi dei territorialisti. Si tratta di un disegno programmatico che trascende le consolidate suddivisioni amministrative provinciali e regionali.
Competitività, sostenibilità ambientale e innovazione socio-culturale rappresentano i nuovi assets strategici su cui si fonda la proposta. L’obiettivo, secondo la Società Geografica, è quello di proporre un’organizzazione dell’Italia articolata in una molteplicità di centralità strategiche secondo l’individuazione di una pluralità di “nuovi fattori di localizzazione” che sostengano un ritaglio amministrativo adeguato al territorio.
Sulla base di quelle riflessioni, in Lombardia stanno pensando di creare Cantoni (come la vicina Svizzera); in altre parti d’Italia, specialmente al Nord, si pensa ad Aggregati, Unioni, Municipalità Estese, Marche, ecc….
Per quanto riguarda l’Abruzzo e il Molise, lo studio prevede la Comunità di Castel di Sangro, comprendente l’Alto e Medio Sangro, l’Alto Molise e l’Alto Vastese (il nostro Altosannio o Almosava che dir si voglia).
Non è che i nostri amministratori locali prenderanno la Cantonata di non prendere in esame, seriamente, la prospettiva favorevole che si presenta ai loro occhi, considerato che, prima o poi, anche da noi si parlerà di Aree Vaste? Sapranno far valere ragioni che hanno fondamenta storiche, religiose, sociali, ambientali e valoriali? Sapranno capire l’importanza di questi momenti per le loro aree interne?
Quella che emeriti studiosi chiamano Comunità di Castel di Sangro (che da noi chiamiamo Altosannio) ha ragioni storiche (qui nacque la Gens Sannita e la prima Italia); religiose (il territorio, per secoli, ha coinciso con la Diocesi di Trivento; sociali (vigono stessi valori culturali e linguistici); geologiche e ambientali.
Enzo Carmine Delli Quadri
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