Rocchetta a Volturno, Gino Bartali salvò gli ebrei. Lo rivela il figlio del campione
Una prima edizione di successo ed emozionante, così si può descrivere in poche parole l’appuntamento organizzato dall’associazione sportiva Rocchetta Bike presieduta da Paola Ialongo, che grazie alla collaborazione di un gruppo nutrito di giovani e di diversi sponsor, è riuscita a portare a Rocchetta a Volturno, Andrea Bartali, figlio del grande Gino nazionale.
Uno dei miti del ciclismo italiano che ha vinto di tutto nella sua lunga e travagliata carriera, durata oltre venti anni, a cavallo della Seconda Guerra Mondiale. Oltre all’evento sportivo, che si è svolto nella mattinata di sabato 19 aprile con la cronoscalata alla quale hanno preso parte oltre 70 atleti, la manifestazione si è conclusa nel pomeriggio con il convegno organizzato all’interno della sala “MACINE”, del museo del Secondo Risorgimento d’Italia, messo a disposizione gentilmente dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Antonio Izzi, per altro presente in sala come ospite.
Lo storico Marco Condidorio e Andrea Bartali, guidati dal moderatore dell’evento, il giornalista Michele Visco, hanno intrattenuto i presenti con alcuni particolari e dettagli del secondo dopoguerra, riguardanti la vita del grande campione Bartali. Toccanti e commoventi le parole di Andrea, quando ha ripercorso tutto d’un fiato la carriera del babbo, un toscanaccio d’eccezione. “Mio padre amava fare del bene e non dirlo a nessuno. Io solo sapevo del sue segreto – ha spiegato Andrea Bartali – e di come trasportasse i documenti degli ebrei da salvare all’interno della canna della sua bicicletta.
Faceva centinaia di chilometri al giorno per far giungere i documenti a destinazione , spacciando il tutto come un semplice allenamento, anche quando veniva fermato dalle forze armate. Un campione del cuore, simbolo di “Unione”, nazionale nel secondo dopoguerra e soprattutto nel 1948, quando riuscì a vincere il Tour de France, evitando una guerra civile in Italia dopo l’assassinio di Palmiro Togliatti. Le sue gesta – conclude Andrea Bartali – furono da monito per tutti e risollevarono lo spirito di tutti gli italiani. Sono fiero di portare questo cognome”.
Al termine del convegno, seguito da un numeroso pubblico, composto soprattutto da appassionati di ciclismo, scambio di targhe ricordo tra gli ospiti offerte dall’organizzatrice della manifestazione.
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