Tutti giù per terra: spermatozoi dell’Alto Sangro, unitevi!
Se fossi uno spermatozoo dell’Alto Sangro farei tutto il possibile per fecondare l’ovulo di una donna, anzi, organizzerei un’adunata di tutti gli spermatozoi della valle e pianificherei una fecondazione di massa per far dispetto alle leggi dei numeri, dei tagli e dei piani sanitari. Immagino un esercito di spermatozoi che sgomitano col fiatone sulla linea di arrivo per fecondare tutte le donne desiderose di avere un figlio insieme a quegli uomini desiderosi di diventare padri di bambini e bambine.
Se fossi uno spermatozoo farei una selezione per altezza, peso e quoziente di intelligenza e, prima di ammettere un concorrente alla corsa finale, gli farei fare le preselezioni che prevedono prove estreme in modo da disporre di tutte le forze migliori per fecondare le donne dell’Alto Sangro che adesso sono costrette a trasferte regionali e interregionali per far nascere i loro bambini. Perché, diciamo la verità, qual é quello spermatozoo montanaro contento di vedere la luce lontano da casa?!
E poi, da spermatozoo, rivendicherei anche una certa appartenenza al territorio. Insomma, diciamola tutta: si parte dalla fase dell’innamoramento, poi si pianifica la vita insieme, poi la convivenza e tutto il resto e quando arriva il turno dello spermatozoo cominciano i ma e i però. Vorrei un figlio ma, il punto nascita più vicino é a Sulmona (per il momento) che mediamente dista una sessantina di chilometri, oppure ad Avezzano che dista un’ottantina di chilometri.
Di fronte a questi scenari da prove estreme, il povero spermatozoo adesso che scelta ha diversa da quella di starsene tranquillo senza dare fastidio diventando, con l’andare del tempo, sempre più pigro e apatico. Se invece tutti gli spermatozoi dell’Alto Sangro si unissero in una lotta contro i tagli, esploderebbero i pancioni tutti insieme con nascite da capo a piedi l’anno, e si costringerebbero i ragionieri della sanità a riaprire i reparti di ostetricia anche là, in montagna, dove osano le coppie.
In alternativa, se proprio non si ritiene “sostenibile” tenere aperto un punto nascita ad una distanza ragionevole, si potrebbe contribuire a mitigare le spese dei contraccettivi, detraendole ad esempio, dalla denuncia dei redditi perché paradossalmente, per i piani sanitari, uno spermatozoo reso inoffensivo fa media e va “ottimizzato” con le chiusure di reparto mentre cento bimbi che nascono sono solo piccoli numeri. Pochi.
Loretta Montenero
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