Villa comunale di Castel di Sangro: promessa del passato spezzata da una necessità del presente
Quell’anonimo che giurò sui suoi morti “e anche su quelli che stanno poco bene”, doveva essere seriamente convinto di quello che diceva, come me in quel settembre del 2014, quando scrissi che il diniego autorizzativo espresso dalla giunta comunale di Castel di Sangro contro le richieste di installazione di giochi a pagamento nella villa comunale, rappresentava un atto rivoluzionario, di “straordinaria normalità”. Lo scrissi, lo giuro.
Ero davvero convinta che quella delibera di giunta affermasse il sacrosanto diritto di eguaglianza per i bambini che vanno in villa a giocare tutti con gli stessi giochi. Scrissi:”in poche righe, la giunta sottrae l’area dei bambini ai predatori di giochi e moneta e difende il diritto di tutti i bambini a giocare liberi e “gratis”, in un’area pubblica di libero accesso e già attrezzata con i giochi pubblici, gratuiti e uguali per tutti.”
Poi deve essere accaduto qualcosa a quella maggioranza in cui sono ruotati qua e là i posti a sedere come in una tarantella paesana, con un colpo di qua e uno di là é rimasta sostanzialmente invariata nei contenuti e più o meno fedele a se stessa, compresa quella proposta sulla cessione delle aree verdi ai privati e sulla quale é stato già detto tanto. Oggi non sono più tanto convinta che quell’atto fosse rivoluzionario, “di straordinaria normalità”, ma qualcosa di più machiavellico: la promessa data era una necessità del passato, la parola spezzata è una necessità del presente. E sì che si trattava di una deliberazione, per giunta.
Loretta Montenero
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