Castel di Sangro rende omaggio alla Giornata Nazionale della Memoria e del Sacrificio degli Alpini
Ieri, in occasione della Giornata Nazionale della Memoria e del Sacrificio degli Alpini, si è svolta una commovente cerimonia di commemorazione dedicata alla Battaglia di Nikolaevka. Per l’occasione, è stata proiettata la pellicola “La seconda via“, un film girato prevalentemente nei monti innevati di Castel di Sangro, che ha messo a dura prova gli attori, immergendoli in condizioni simili a quelle della steppa siberiana.
Alla presenza del Produttore Claudio Zamarion e di alcuni membri del cast, la pellicola ha reso omaggio a tutte le vittime di quella battaglia cruenta che vedrà circa 100.000 morti, tra cui decine di migliaia di Alpini italiani.
È degno di nota il comportamento esemplare dei ragazzi delle scuole dell’Alto Sangro durante la visione del film sulla Battaglia di Nikolaevka. Nonostante si trattasse di un film d’autore, piuttosto difficile da seguire, i giovani hanno mantenuto un atteggiamento di estrema compostezza durante l’intera pellicola. La loro maturità e rispetto del passato sono un tributo alle scuole che li guidano verso una comprensione più profonda della storia e dei sacrifici compiuti dalle generazioni precedenti.
La Battaglia di Nikolaevka, combattuta il 26 gennaio 1943, si inserisce come un capitolo drammatico nella Campagna italiana di Russia durante la Seconda Guerra Mondiale. Questo scontro feroce tra le forze italo-tedesche dell’Asse e le truppe sovietiche, sebbene spesso dimenticato, ha segnato un momento cruciale e tragico nel contesto della ritirata dell’Asse sul fronte orientale.
Il Contesto Storico
Prima di immergerci nella battaglia stessa, è essenziale comprendere il contesto storico che ha portato a questo scontro epico. Nei mesi precedenti, le forze sovietiche avevano circondato la 6ª Armata tedesca a Stalingrado, sconfiggendo le armate romene e parte dell’8ª Armata italiana nell’operazione Piccolo Saturno. L’offensiva sovietica Ostrogožsk-Rossoš’, avviata il 12 gennaio 1943, aveva sfondato le linee difensive dell’Asse, causando il collasso del fronte sul fiume Don e costringendo le forze dell’Asse a una ritirata disordinata.
La Battaglia di Nikolaevka
La fase cruciale di questa ritirata ebbe luogo a Nikolaevka, un villaggio oggi parte di Livenka. Gli ultimi resti delle forze italiane, tedesche e ungheresi, si trovarono ad affrontare le truppe sovietiche nel villaggio, cercando di bloccare la fuga dalla grande sacca del Don.
La colonna formata dalle truppe in ritirata fu sottoposta a un bombardamento aereo da parte dell’Armata Rossa già dalle prime ore del mattino. Nonostante le difficoltà della ritirata invernale russa, le truppe italiane, specialmente la 2ª Divisione alpina “Tridentina”, mostrarono un coraggio straordinario.
Il Coraggio degli Alpini
L’unica divisione italiana ancora in grado di combattere, la “Tridentina”, fu incaricata di iniziare l’assalto al villaggio. I battaglioni “Vestone”, “Verona”, “Valchiese”, e “Tirano” svolsero un ruolo significativo durante l’attacco, dimostrando resilienza nonostante lo sbandamento e la superiorità numerica e di mezzi degli avversari sovietici.
In serata, si unì all’attacco il “Battaglione Edolo”, contribuendo agli sforzi della “Tridentina” guidata dal generale Luigi Reverberi. Nonostante le perdite e il caos, gli italiani riuscirono a creare un varco fra le linee sovietiche, grazie all’impiego dell’unico carro armato tedesco ancora utilizzabile e a una disperata lotta per sfuggire all’accerchiamento.
Le Perdite e la Ritirata
Le perdite furono altissime. Il Corpo d’Armata Alpino contava 61.155 uomini all’inizio della ritirata il 16 gennaio 1943. Dopo la battaglia di Nikolaevka, solo 13.420 uomini uscirono dalla sacca, mentre circa 40.000 rimasero indietro, morti nella neve o catturati. Migliaia di soldati italiani vennero presi prigionieri e portati in vari campi, con solo una piccola percentuale che riuscì a far ritorno in Italia dopo la guerra.
In conclusione, la Battaglia di Nikolaevka rimane un capitolo cruciale e spesso dimenticato nella storia delle forze italiane durante la Seconda Guerra Mondiale. L’eredità di coraggio e sacrificio degli Alpini continua a essere onorata attraverso commemorazioni e tributi che mantengono viva la memoria di quei giorni tragici nella steppa russa.
Michele Di Franco
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