Coronavirus Abruzzo, emergenza sociale in Alto Sangro: intervista al sociologo Stefano D’Amico
Com’è noto la pandemia, scoppiata in Cina, da fine di febbraio si sta estendendo a tutti i Paesi, falcidiando la popolazione di ogni continente. Essa, oltre che dal punto di vista sanitario, rappresenta un grave problema anche a livello economico.
E’ ormai assodato che tutti i settori, in primis quelli che non si sono mai risollevati dalla crisi cominciata nel 2007, stanno avvertendo le ripercussioni generate dal covid-19 e perciò ogni categoria vuole far sentire la propria voce affinché non venga abbandonata a se stessa. Per rispondere ai vari appelli il Governo ha varato una serie di misure per arginare il tracollo dell’economia e per evitare che i danni generati dal coronavirus impoveriscano ulteriormente le fasce deboli della popolazione.
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Così, dal momento che il Primo Ministro Giuseppe Conte ha dichiarato che “mai come adesso l’Italia ha bisogno di essere unita. … Nessuno sarà lasciato solo, nessuno dovrà agire da solo“, oltre alle agevolazioni fiscali per le imprese, al bonus per gli autonomi, agli sgravi per non appesantire le famiglie e allo slittamento del pagamento dei tributi, lo Stato sta mettendo a punto una sorta di “reddito d’emergenza”. Quest’ultimo, chiamato anche REM, dovrebbe servire a soddisfare le esigenze dei molti cittadini che a seguito del coronavirus sono rimasti senza lavoro.
In attesa di ricevere indicazioni precise da ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) e Conferenza Stato Regioni ho voluto chiedere a Stefano D’Amico, sociologo e assistente sociale da anni impegnato sul territorio come operatore del welfare di tracciare il quadro della situazione che si va delineando nell’Alto Sangro e quali criticità, dal suo osservatorio privilegiato, ha maggiormente riscontrato.
Guarda la videointervista
Piergiorgio Rocci
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