Cosimo Savastano: una stella luminosa nel firmamento della cultura abruzzese
Quello di Cosimo Savastano è stato un instancabile cammino, fatto di scrittura, impegno sociale, lealtà e amicizie, amore per la terra d’origine, la sua Castel di Sangro, l’Abruzzo, l’arte, la poesia, sotto traccia, la passione per la vita stessa, che alimenta ogni riga dei suoi scritti.
Nelle tante pagine che coronano il suo infaticabile impegno come storico dell’arte e poeta emerge con forza il suo sentire della terra e dei luoghi; la stessa sensibilità con cui Teofilo Patini aveva dipinto le sue tele, una profonda dimensione interiore.
Un noto dipinto di Patini che traduce mirabilmente le disavventure umane della ‘sua gente’ ha come titolo emblematico “Pulsazioni e palpiti“; Savastano, nella sua scrittura di storico dell’arte e di poeta, trasmette al lettore un profondo sentimento di appartenenza alla sua terra, quella di cui si sente impastato e di cui vive le stesse pulsazioni e palpiti rappresentate dal grande Maestro.
All’arte del Patini Savastano ha dedicato ricerca e studio lungo tutto l’arco della sua vita, realizzando numerosi volumi monografici sull’artista e l’uomo, tanto da essere considerato lo studioso italiano più qualificato a parlare sulla pittura del Patini e dei suoi numerosi allievi di cui si è ampiamente occupato, unitamente agli approfondimenti sulla pittura dell’Ottocento in Abruzzo.
Nell’attività letteraria, sin dagli esordi, si è fatto apprezzare come “poeta dalla vena freschissima“, come ha scritto di lui il critico Mario Sansone. Nella poesia dialettale è stato considerato e annoverato tra i poeti abruzzesi una delle voci più “rare e valide”.
Il suo amico Vittorio Sgarbi, oltre a stimarlo come massimo critico di Teofilo Patini, in occasione del conferimento a Savastano della “Cittadinanza di merito” da parte dell’Amministrazione comunale di Castel di Sangro, dichiarò di averlo scoperto anche come poeta di “grande nitore, con radici profonde nella sua amata terra“.
“Nel firmamento della cultura abruzzese Cosimo è stato una stella luminosa – ricorda l’amico Terzio Dio Carlo – Si è spenta improvvisamente portandoci una grande tristezza. Il dolore che abbiamo vissuto per la sua perdita è stato immenso, ma è anche vero che il dolore può diventare il filo prezioso con cui intessere la stoffa della gioia, quella di aver condiviso con Cosimo un lungo tratto della vita, con amicizia e stima reciproca“.
Massimo Recalcati nel suo saggio “La luce delle stelle morte”, afferma che queste, incredibilmente, continuano a far luce, con il fascio luminoso della loro eredità. Cosimo ci ha lasciato una grande eredità: la produzione della sua mente. L’eredità è ricchezza da fruttificare, come i talenti della parabola evangelica.
Questo compito spetta a tutti noi, persone e Istituzioni.
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