Giornata internazionale del rifugiato, Diarra Modibo: un caso di eccellente integrazione a Castel di Sangro
Secondo la Convenzione di Ginevra, di cui oggi ricorre il sessantottesimo anniversario, può aspirare allo status di rifugiato solamente il profugo che abbandona la sua casa in quanto la propria incolumità è a rischio per motivi legati alla “sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche” e pertanto ha il diritto di chiedere asilo a un altro Stato.
Pertanto anche se tutti i richiedenti asilo entrano in Italia in maniera irregolare solo essi possono beneficiare di questo tipo di protezione, mentre agli altri, chiamati economici, se sono fortunati, viene rilasciata la protezione sussidiaria, dal momento che quella umanitaria è stata cancellata dall’attuale governo, oppure possono rientrare tra i beneficiari di particolari permessi. Nella maggioranza dei casi la loro domanda non viene esaudita, dando luogo ad un percorso lungo che può durare anni.
Non si può però pensare che soltanto quelli che scappano da guerre e violenze hanno il diritto di aspirare a una vita migliore, in quanto con un minimo di sensibilità, bisognerebbe guardare anche a coloro che aspirano a una vita migliore a patto che lo facciano nella legalità e nel rispetto del Paese che li ospita.
Pertanto per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della migrazione oggi si celebra la Giornata mondiale del rifugiato che fu indetta dall’ONU nel 2001 in occasione dell’anniversario della Convenzione di Ginevra firmata da 145 stati membri il 20 giugno 1951.
Molte sono le iniziative messe in campo dall’UNHCR, l’Agenzia ONU per i rifugiati, il cui scopo è quello di far conoscere questa realtà e ascoltare le voci dei migranti, compreso quelli che vengono liquidati in modo semplicistico come economici, senza sapere che la maggioranza delle persone non lascia la propria terra soltanto con il miraggio di guadagnare di più, anche se non ci sarebbe niente di male, dal momento che milioni di europei lo hanno fatto, ma perché costretti anche da altre criticità a bussare alle nostre porte.
E’ importante ascoltare le storie di persone che stanno cercando di ricostruirsi un futuro e di coloro che intendono ricambiare la società che li ha accolti con un personale contributo.
Un esempio di integrazione riuscita è rappresentato da Diarra Modibo, un ragazzo maliano che vive in Italia dal 2015 dove si è ben integrato, ma nonostante un contratto di lavoro e la buona padronanza della lingua italiana ancora non è riuscito a regolarizzare la sua posizione e a vedersi riconosciuta la sua domanda d’asilo.
Ci è sembrato opportuno offrire uno spazio alla sua voce, in una giornata in cui si vuole mettere in risalto l’accoglienza, cercando di evidenziare sia gli aspetti positivi che i problemi legati alla sua esperienza di migrante. Soprattutto per rispondere ai detrattori che si sono espressi in maniera poco civile dopo aver appreso da Teleaesse che Diarra rappresenta l’unico richiedente asilo, con domanda ancora in corso, in grado di ottenere la patente.
Guarda l’intervista
Piergiorgio Rocci
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