Inizia la Missione Popolare Cittadina, aprite le porte a Cristo
Da domenica 27 ottobre a domenica 10 novembre a Castel di Sangro inizierà la Missione Popolare Cittadina. La missione popolare, o missione interna, è una forma organizzata di evangelizzazione straordinaria e periodica affermatasi a partire dalla seconda metà del XVI secolo e realizzata in aree rurali e urbane da missionari chiamati dall’Ordinario del luogo.
Prima di tutto le missioni popolari rappresentano un servizio reso al recupero e alla maturazione della fede. Il fine delle missioni popolari è religioso, perché si prefigge di istruire gli uditori nelle principali verità della fede, di portarli alla conversione, di spronarli a un serio cambiamento nei loro comportamenti, di impegnarli a vivere con coerenza il rapporto fede e vita.
La missione popolare si propone di rinnovare la vita cristiana del popolo di Dio mediante l’esposizione e l’approfondimento delle principali verità della fede (con un’attenzione speciale rivolta al senso del peccato, all’importanza della grazia e ai novissimi) e la celebrazione di liturgie e di pratiche devozionali.
La predicazione e le celebrazioni sono finalizzate alla conversione del cuore, all’osservanza dei comandamenti e alla perseveranza nella frequenza ai Sacramenti (soprattutto quelli della Riconciliazione e dell’Eucaristia) e nell’esercizio della carità cristiana.
La parola del Signore che ci invitava, domenica scorsa, a perseverare nella preghiera – Dio ascolterà coloro che perseverano nella loro preghiera – risuona ancora alle nostre orecchie mentre il testo evangelico di oggi completa l’insegnamento sulla preghiera: bisogna certamente pregare, e pregare con insistenza.
Ma questo non basta, bisogna pregare sempre di più. E il primo ornamento della preghiera è la qualità dell’umiltà: essere convinti della propria povertà, della propria imperfezione e indegnità. Dio, come ci ricorda la lettura del Siracide, ascolta la preghiera del povero, soprattutto del povero di spirito, cioè di colui che sa e si dichiara senza qualità, come il pubblicano della parabola.
La preghiera del pubblicano, che Gesù approva, non parte dai suoi meriti, né dalla sua perfezione (di cui nega l’esistenza), ma dalla giustizia salvatrice di Dio, che, nel suo amore, può compensare la mancanza di meriti personali: ed è questa giustizia divina che ottiene al pubblicano, senza meriti all’attivo, di rientrare a casa “diventato giusto”, “giustificato”.
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Michele di Franco
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