L’ Addio di Castel di Sangro a Enzo Iacobucci
Con la perdita di Enzo Iacobucci – dopo Carmine Riccio – se na va un’altra colonna portante dell’ex emittente tv di Castel di Sangro. In tanti sono venuti a rendergli omaggio durante le esequie nella Parrocchia di San Giovanni Battista. Tra i banchi della Chiesa lo staff della sua squadra: editori, conduttrici, operatori video. Alcuni giornalisti hanno lasciato il loro pensiero alla nostra redazione.
Enzo lascia la mamma Maria, il fratello Roberto, la sorella Alessia, i nipoti Nando, Luca, Francesca, Antonio Maria e Annalisa. Da oggi riposa nel cimitero di Castel di Sangro.
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In ordine alfabetico
Francesca Carnevale: “Ciao amico mio! Le parole tra di noi non sono mai state necessarie, per capirci bastava uno sguardo. Abbiamo condiviso tante cose belle e brutte, mi sei stato vicino con discrezione e affetto nei periodi bui e mi hai reso partecipe della tua esperienza televisiva regalandomi la “notorietà “. Che belle giornate abbiamo trascorso insieme, quante avventure abbiamo vissuto! Gli scontri verbali tra noi erano all’ordine del giorno!!! Due caratteracci!!! Ma che bello ritrovarsi e ridere di cuore dopo le nostre liti furiose per delle stupidaggini. Quante volte mi hai chiamata all’ultimo momento!!! Come mi arrabbiavo… Ma alla fine cedevo e mi ritrovavo con te a leggere il “nostro” telegiornale!!! Quante risate hanno allietato le nostre uscite insieme agli amici. Mi hai accompagnata negli anni più belli e spensierati con le tue battute e la tua ironia ma soprattutto con il tuo grande affetto. Grazie per tutto quello che mi hai donato, ti ricorderò sempre felice e sorridente sfrecciare con la tua Ferrari…. Con tutto il mio affetto, Francesca”.
Eddi Giusti: ” Oggi rileggendo sul profilo di fb di Sandro Riccio, la mia mente ha fatto un enorme balzo indietro nel tempo! Enzo Iacobucci, il nostro amico, mentore, direttore di Tele a Esse: “Mi raccomando, la telecamera. Voi potreste perire in circostanze di servizio…. Ma la telecamera va sempre salvata!!!”, E, sinceramente, nonostante il momento di forte disagio, ho sorriso! Perchè ho davvero rivissuto quella emozione positiva. Certo con Enzo non sono mancati i momenti di tensione ma per fortuna solo in qualche rara occasione. Ricordo con piacere le prime trasmissioni. Le prima telecronache e radiocronache. Le mie imitazioni! Lui adorava quella di Sven Goran Erickson ex tecnico della Lazio. E quando l’estate scorsa a castello ci incontrammo, passammo del tempo insieme. Alla fine, arrivata l’ora dei saluti mi disse: ” Ma Sven Goran E. che fine ha fatto?”. Io mi girai e lo sorpresi con questa risposta: ” A io, Ikea”. Ovviamente imitando il personaggio sportivo. Lui cominciò a ridere a più non posso. Oppure quella volta che andammo a Castellamare di Stabia ed io e Sandro e se non erro Amico Varrato rischiammo il linciaggio… Lui ovviamente, dopo aver appreso la notizia, che la telecamera era al sicuro, si preoccupò un pochino, di noi…. Persona energica e solare. Pronto al sostegno morale. Quando due estati orsono mia madre ci ha lasciati, Enzo mi chiamò e nonostante il mio pianto ininterrotto, cercò di consolarmi. Senza riuscirvi. Ma apprezzai il tentativo. Ci siamo voluti bene davvero! Abbiamo, in questi ultimi mesi parlato spesso al telefono. Mi ha chiamato più volte per chiedermi se avevo bisogno di qualche cosa. Coasì ho riscoperto persino un suo lato romantico che, onestamente, non conoscevo. Quando avvenne la storica promozione in B io, Sandro, Nando eravamo a Foggia. L’emozione fu grande. Ma fu altrettanto enorme quella che gestimmo al ritorno in televisione. Caro Enzo resterai sempre nei mie ricordi più belli e nostalgici. E un giorno, ci ritroveremo. Ma non ancora”.
Leopoldo Gasbarro: “Quando Fabrizio mi ha chiesto di scrivere qualcosa che ricordasse Enzo mi sono chiesto se dovessi davvero farlo.
> Perché vi starete chiedendo?
> Perché ognuno di noi ha dentro dei personalissimi ricordi e non sempre si ha voglia di condividerli con tutti.
> A volte è giusto che ognuno rimanga legato alla propria storia personale, ai propri momenti personali.
> Ma Enzo non era soltanto un mio amico.
>E’ stato un punto di riferimento per tanti, per tanti anni il riferimento principale di tutta la nostra comunità. Ed allora, forse, almeno per quanto riguarda questa parte di Enzo, io che l’ho vissuta in prima persona, mi sento in dovere di raccontarla, di raccontarla soprattutto per tutti coloro che non l’hanno conosciuto e che attraverso il mio racconto possono capire il perché di tanto affetto da parte di tutti noi in questo momento così difficile da superare.
> Oggi, rientrando di corsa da Milano proprio per salutarlo un’ultima volta,
arrivato a Castel di Sangro mi è sembrato di fare un tuffo nel passato. Ho stretto mani, ho visto volti, ho abbracciato amici che non vedevo da tempo.
> Grazie a lui.
> E se tanti, da tanti posti diversi hanno deciso di essere qui oggi per lui, lo hanno fatto solo perché sentivano davvero di volerci essere. E’ come se tante linee del tempo diverse, tante storie diverse, si fossero ricongiunte qui oggi.
> Grazie a lui.
> Quando domenica scorsa, prima di partire per tornare a Milano son passato da lui a salutarlo ho compreso che difficilmente lo avrei trovato al mio ritorno. Stava riposando quando sono arrivato: dopo un po’ ha aperto gli occhi, mi ha riconosciuto, mi ha sorriso, ha alzato il braccio destro ed ha allungato la sua mano verso di me. Io l’ho stretta ed in quel contatto semplice è come se ci fossimo ritrovati per sempre: quella stretta, quello sguardo, l’unica cosa che non era cambiata in lui, li ricorderò per sempre.
> Sono uscito da quella stanza con un velo di tristezza che mi avvolgeva il cuore.
>Poi, però, subito dopo, mi sono ritrovato a sorridere, perché mentre mi allontanavo da lui, un mare di ricordi hanno cominciato a far capolino nella mia testa. E non riuscivo a smettere di sorridere, perché tra tutto quello che ricordavo non c’era nulla che mi facesse andare nella direzione opposta.
> Ore ed ore passate assieme, a confrontarci da amici nella vita di tutti i giorni, ore ed ore passate assieme a preparare trasmissioni televisive.
> Abbiamo raccontato lo sport, la cronaca, abbiamo inventato quiz, giochi a premio e tombolate.
>Oggi, se ripenso ai mezzi tecnici con cui operavamo mi vengono i brividi, eppure ne abbiamo fatte tante, talmente tante, che quasi non ne ricordo più. C’erano tanti altri amici oltre me e lui a fare ciò che facevamo. Ma posso confermare, senza timore di essere smentito che, senza di lui, il resto della truppa difficilmente sarebbe andato avanti.
> E lui ha continuato anche quando io sono volato via da qui.
>Gli bastava una telescrivente collegate con un’ agenzia di stampa, qualcuno che leggesse i suoi scritti, ed il gioco era fatto, ogni sera, per anni, il “suo” TELEASSE INFORMA si è trasformato nell’unico vero punto di collegamento di tutto questo territorio.
> Ma Enzo è stato una colonna portante del anche del miracolo calcistico che abbiamo vissuto a Castel di Sangro. Anche quello senza di lui non sarebbe stato lo stesso.
> Se dovessi riscrivere oggi “L’Urlo” a lui dedicherei senz’altro qualche pagina in più, rispetto a quella in cui descrivo i suoi meriti.
> Enzo era un catalizzatore, un polo aggregante, quelli che in una comunità piccola come la nostra tengono uniti i fili tra le parti.
> Lo è ancora adesso.
> E mentre scrivo sorrido ancora.
>Perché ho avuto modo di conoscerlo: la mia storia personale per tanto tempo ha corso parallelamente alla sua e quando condividi tanto, non ti separi mai davvero.
> Sorrido, perché mentre scrivo continuo a ricordare e ricordando proprio non ce la faccio ad essere triste.
> Perché so che lo porterò sempre con me.
> Forse più di prima…
> Leopoldo”
Sonia Paglia: “ Un fratello, un amico, un maestro. Ecco cosa è stato per me Enzo. Ho iniziato la mia carriera giornalistica con Teleaesse. Avevo 19 anni. Ricordo ancora il giorno in cui Enzo mi telefonò dicendomi se ero interessata a leggere il notiziario locale, fornendo anche notizie esclusive. Senza pensare molto, accettai la proposta. Mi recai nello studio di Teleaesse a Castel di Sangro. C’era Enzo che mi aspettava insieme all’esperto informatico. L’indomani, subito a lavoro, con le direttive scandite dal maestro Iacobucci. Con Enzo ho conosciuto l’onestà professionale, il rispetto verso i colleghi e il distacco emotivo nell’esposizione di alcune tipologie di notizie. Prima di leggere il telegiornale della sera, mi invitava sempre a svuotare mente e cuore per non perdere il controllo della situazione, di fronte alla telecamera. E abbiamo anche riso insieme sulle mie camice un pochino retrò, dai colori della natura”.
Marco Santopaolo: “Caro Enzino, questa lettera te la scrivo con il cuore, non con quella testa in cui tu sei stato uno dei primi ad avere fiducia quando, 13 anni fa (avevo 16 anni, non farmici pensare…), mi consegnasti in mano il prezioso microfono di TeleAesse. Innanzitutto, grazie. Perché, oggi come allora, è difficile avere fiducia nei giovani. Tu l’hai avuta, affidandomi il compito di raccontare la storia del “mitico” Castello nei momenti più difficili della sua storia.
Ero giovane, avevo tanta passione, ma naturalmente ero alle prime armi in un mestiere tanto affascinante quanto difficile. Sei stato un ottimo maestro, talvolta anche burbero, ma sempre diretto: i tuoi complimenti, così come i tuoi rimproveri, erano sempre sinceri. La lettura del telegiornale, qualche anno dopo, ha completato il mio percorso di crescita professionale. La trasmissione sportiva ha chiuso il cerchio.
Enzino, Enzino, come dimenticare le tue telefonate in cui mi dicevi: “Addò staje!”, preoccupato dei miei costanti ritardi quando, tornando da Sulmona, non ero mai puntuale, costringendoti ad andare in diretta con il tg? Quelle telefonate mi mancano. Mi manca TeleAesse, ma credo che a nessuno sia mancata quanto te: quando ci rivedremo lassù, sono sicuro che avrò conferma che quella ferita è stata l’inizio della fine.
Ma sai cosa mi manca più di ogni altra cosa? Le serate allo Sport Village, a tavola o davanti al caminetto, quando parlavamo instancabilmente di calcio. Riuscivo ancora a farti brillare gli occhi, anche se eri nostalgico di uno sport di cui oggi non è rimasto praticamente nulla. Le ore piccole fatte insieme davanti alla tv o sul divano resteranno uno dei ricordi più cari che avrò fino al giorno in cui ci rivedremo.
Grazie di tutto, Enzino. Ti ricorderò ogni giorno, anche perché conservo ancora oggi un lavoro che ho grazie a te, perché sei stato tu a segnalare, un giorno di ormai 15 anni fa, quel “giovane ragazzo di Napoli” alla mia agenzia di stampa. E sei stato tu ad insegnarmi qualche preziosissimo segreto del mestiere di dirigente sportivo, aiutandomi a realizzare un altro sogno da bambino. Se sono quello che sono, lo devo anche a te!
Ciao Enzino, però questo scherzetto non dovevi farcelo, non così presto. Avevamo ancora bisogno di te, tutti noi. E visto che scrivo con il cuore, questo stesso cuore 20 giorni fa aveva capito che un altro cuore, il tuo, stava cedendo al destino. La testa non lo ha mai voluto accettare, ma tu hai capito che il mio cuore ha capito. Ora smetto di scrivere e di piangere, sennò ti incazzi. Ma prima o poi torneremo a parlare di calcio.
Stavolta per sempre, non solo fino a notte fonda.
Il tuo Marcuccio”
Giuseppe Tambone: “Dal punto di vista personale, Enzo se ne va portandosi dietro quasi 15 anni di intensa vita quotidiana in cui abbiamo, insieme ad altri amici, condiviso la comune passione per lo sport e la tv. Un rapporto personale fatto di stimoli reciproci e di grandi idee. Troppo simili noi due per non legarci alla perfezione, testardi e rudi all’apparenza ma sempre disponibili verso nuove situazioni. Mi porto dietro la sua scanzonata disponibilità, la lealtà e la visione realistica e disincantata della realtà al di là delle apparenze. Mi porto dietro quelle immancabili risate da lacrime che condivano i nostri momenti.
Con Enzo Iacobucci Castel di Sangro perde un importante punto di riferimento non solo della sua socialità ma anche dell’imprenditoria creativa e generosa, pronta a “costruire” invece che sfruttare per propri interessi. Enzo è stato un elemento di innovazione e di genialità in una pluralità di campi, una calamita capace di intercettare e stimolare lo spirito e la voglia di crescita della cittadina.
Da mesi mi ripeto che proprio lui non poteva meritava questa uscita di scena, che proprio come la sua amata Ferrari doveva arrivare una provvidenziale sterzata in curva. Enzo se ne va da trionfatore perché, anche se non è riuscito a riavere dalla vita tutto il bene che è riuscito a regalare, ha veramente arricchito ognuno di quelli che lo ha conosciuto. Le nostre risate da oggi non saranno più le stesse”.
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