Santina Campana di Alfedena, la Causa di Beatificazione è in fase conclusiva
Santina Campana di 21 anni abruzzese, la cui Causa di Beatificazione iniziata il 2 marzo 1968, è in avanzata fase conclusiva. Nata il 2 febbraio 1929 ad Alfedena (L’Aquila), settima di nove figli nati da Giuseppe Campana e Margherita Di Palma. I cinque fratelli oltre lei, ebbero la vocazione alla vita consacrata.
Santina Campana fin da piccola imparò ad amare Gesù sopra ogni cosa e a 7 anni si offrì “vittima” per la vocazione religiosa. Disse: “Dove c’è una vocazione, non può mancare una vittima“. Rinnovò la sua offerta di “vittima” fino alla morte. A 14 anni, a causa della seconda guerra mondiale, fu sfollata per le montagne nevose dell’Abruzzo e del Molise. Si ammalò gravemente di pleurite.
Irradiando la luce celeste incoraggiava tutti ripetendo: “Coraggio, sarà quello che il Signore vorrà, se Egli non permetterà, nessuno ci potrà fare del male“. Offriva la sua vita per il Papa, i Vescovi, i Sacerdoti e le Missioni.
A 16 anni andò novizia tra le Suore di Carità edificando le Maestre e Consorelle con lo spirito di sacrificio e di fede: “Voglio farmi santa, e grande santa“, ripeteva. A 17 anni, a causa di una emottisi polmonare (è un fiotto di sangue che proviene dalle vie respiratorie e che è generato da un colpo di tosse), lasciò il Noviziato per entrare in Sanatorio.
Dal letto di dolore, che lei chiamava il suo “trono bianco” attirava le anime afflitte e le consolava: “Coraggio il soffrire passa, l’aver sofferto rimane“. Assalita da tosse che le squassava il petto, emottisi frequenti, sudore diffuso, mancanza d’aria, Santina sempre lucida, confortava i presenti fra cui l’afflitta madre, giunta da Alfedena con il fratello don Bruno; il 4 ottobre 1950 dopo una giornata trascorsa a chiedere perdono a tutti, pregando e facendo pregare i presenti, lucidissima fino alla fine, Santina Campana morì a 21 anni.
Una strana sensazione di gioia profonda invase tutti i presenti, suore e sanitari, compresa la mamma e il fratello. Fu sepolta nella nuda terra nel cimitero di Pescina e la sua tomba divenne subito meta di pellegrinaggi. Crescendo la fama di grazie e prodigi dovuti alla sua intercessione, il 9 aprile 1977 il suo corpo fu riesumato e deposto in un sarcofago di travertino, donato per grazia ricevuta da un fedele di Tivoli; poi il 3 settembre 1977 fu traslato nella chiesa parrocchiale di S. Giuseppe in Pescina.
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