La scena del crimine: le impronte papillari e la loro utilità
Con il termine impronta si intende una alterazione o una modificazione dello stato mediante segno lasciato dai polpastrelli su una superficie. Le impronte papillari utili all’identificazione di una persona sono classificate in tre diverse categorie ovvero: le impronte digitali, le impronte palmari e quelle plantari.
Sulla scena del crimine però oltre ad avere riscontro della presenza di tali impronte papillari bisogna stare molto attenti alla ricerca di altre impronte non meno importanti utili alla ricostruzione della scena del crimine quali: impronte di orecchie, impronte di labbra, impronte di calzatura e pneumatici, impronte di strumenti effrattori.
Le impronte digitali riproducono i disegni delle creste papillari dei polpastrelli e di tutta la terza falange delle dita delle mani; le impronte palmari invece riproducono i disegni delle creste papillari del palmo delle mani e della prima e seconda falange, mentre le impronte plantari riproducono i disegni delle creste papillari presenti sulla pianta del piede comprese le dita. Per meglio comprendere la tematica trattata è opportuno dare una definizione di creste papillari.
Le creste papillari sono costituite da cellule che si formano sin dalla settima settimana di vita intrauterina, sotto forma di rigonfiamenti di tessuto detti comunemente “volar pads” e continuano durante tutta la gestazione. La fase originaria dell’impronta inizia a svilupparsi già dal terzo mese di vita e continua generando il disegno papillare che risulta essere unico ed individuale per ogni singola persona fino al decorso naturale della propria vita (salvo traumi o patologie degenerative). L’impronta è individuale e non esistono due persone con un disegno papillare avente le stesse caratteristiche generali e di dettaglio quali tipo di figura e minuzie. I tre principi fondamentali sui quali si base la dattiloscopia ovvero lo studio delle impronte papillari sono: immutabilità, classificabilità ed individualità.
Il nostro sistema di classificazione italiano distingue quattro tipi di figura: adelta o anucleare, monodelta, bidelta concentrica, bidelta composta e un numero di punti caratteristici (minuzie) pari a 16-17 utili ai fini dell’identificazione di un soggetto offrendo piena garanzia di attendibilità. (Corte di Cassazione, sentenza 2559/1959). Le minuzie indicano dei punti di riscontro unici nel loro genere (termine di linea, biforcazione, isola, uncino, ponte, linea interrotta, linea corta, delta, triforcazione, combinazione) formatisi accidentalmente lungo le creste papillari.
Sul luogo del delitto si procede inizialmente con l’esame delle superfici degli oggetti presenti, se l’impronta è visibile si deve procedere prima di tutto alla sua registrazione fotografica e poi all’asportazione mediante adesivi a nastro, in acetato, in gomma o gel in base alle condizioni in cui si trova la superficie (per esempio con polvere o senza polvere), se invece risulta essere non visibile ovvero latente bisognerà svilupparla con alcuni reagenti. La scelta dei reagenti dovrà essere ponderata per non distruggere o alterare il reperto da analizzare.
Nel prossimo articolo si parlerà dell’evidenziazione delle tracce sulla scena ed in particolare illustreremo un famoso reagente chimico denominato “Luminol”.
Dott. Jonathan Le Donne
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