Castel Di Sangro, quando un evento si trasforma in emozione
Ieri un caro amico mi ha chiesto un volume di “Dante, Silone e la perdonanza”, di Angelo de Nicola, rappresentato con una pièce teatrale il 6 gennaio scorso. A una settimana, continua la eco di quella serata, in un teatro Tosti pieno d’atmosfera, fra luci soffuse, la voce convincente di Angelo de Nicola, le note di un violino che, col pianoforte e la fisarmonica, accarezzano l’anima e la riportano a un tempo indefinito e a un luogo non luogo.
Dante che forse si trovava il giorno dell’elezione papale di Celestino V nella piana di Collemaggio; il percorso di un papa eremita che passa attraverso Castel Di Sangro, il racconto emozionato di Silone, lo scrittore italiano più tradotto al mondo (38 lingue), che, attraverso la figura di Pietro da Morrone, magnifica le virtù del suo Abruzzo, decantato nelle sue poetiche descrizioni, composte per altre occasioni.
E Patini, del suo bozzetto “Dante negli Appennini”. Uno straordinario cameo il racconto di Germano d’Aurelio, in arte Nduccio, nella veste di un uomo d’Abruzzo che ritrova i suoi conterranei nelle tournée in giro per il mondo e che si commuove al ricordo di quel Joe (Peppe per gli italiani), partito adolescente e con una vita in Australia, che lo ospita come un principe.
E Germano prende la chitarra e ci canta quella canzone composta per Joe che lui non aveva potuto ascoltare perché nel più importante teatro australiano non riesce ad arrivare, partito per l’ultimo e definitivo viaggio. Quella canzone Germano non l’aveva mai cantata.
Un pomeriggio poetico, fuori dal mondo. Persone arrivate da L’Aquila come il Presidente dell’Accademia di Belle arti, funzionari regionali e persone di cultura. Soprattutto mamme con figli adolescenti, incantati al racconto di un tempo che è stato ma che hanno potuto vivere attraverso la vita di esiliati come fu Dante, in certo modo Celestino V e i nostri cari conterranei, costretti ad emigrare, eternamente nostalgici della propria terra.
“La cultura si fa sociale quando diffonde la bellezza e il sentimento; quando apre la mente al ricordo e gli occhi al vero“. Questo ha pensato l’Assessore Raffaella Dell’Erede, promotrice dell’evento che ha concluso con l’importanza e l’efficacia dell’unità delle arti, utili per l’educazione al bello, soprattutto presso le giovani generazioni; dell’identità territoriale ha parlato il Sindaco Angelo Caruso e la Presidente del Consiglio Anna Rita Cimini ha accolto le innumerevoli sollecitazioni. Sono giornate uniche ma desideriamo si ripetano. E’ solo l’inizio.
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